24 Nov Sgarbi strizza l’occhio al cavallo di Caravaggio
Il punto di vista del cavallo, Vittorio Sgarbi
Recensione di Gian Paolo Grattarola
Siamo nella magniloquente Cappella Cerasi della basilica Santa Maria del Popolo a Roma, ma è come se ci trovassimo nella tenue atmosfera di una stalla. Dinanzi al visitatore si staglia, nitida e imponente, la figura di un cavallo che domina la scena con mansuetudine e naturalezza. Dietro al suo dorso fa capolino la testa dello scudiero, mentre a terra giace il corpo disarcionato di Paolo di Tarso. Indossa l’armatura e il mantello del guerriero romano che, insieme con la spada che pende al suo fianco, rappresentano le forme apparenti del potere fin qui esercitato. Ha le mani allargate e levate verso i raggi di luce che filtrano dal lato destro in alto, quasi in un segno di accoglienza rivolto alla rivelazione divina che lo ha appena colto di sorpresa lungo la via di Damasco e che è stata la causa della sua caduta. La sua superbia è stata umiliata e ora è il cavallo a esercitare il proprio dominio sull’uomo. Non solo perché l’animale occupa la parte preponderante della tela caravaggesca; ma perché ora potrebbe calpestarlo e invece resta con la gamba levata in un gesto di forza trattenuta…
La “Conversione di San Paolo”, opera dipinta da Michelangelo Merisi detto il Caravaggio nel 1601 e tutt’ora esposta nella basilica romana di Santa Maria del Popolo, consente di farci percepire il momento decisivo al di fuori del canone agiografico e dei valori tradizionali dell’arte. Con estrema modernità il pittore lombardo ci presenta il fatto con una capacità tecnica e intellettuale che espone la redenzione del santo per la prima volta dal punto di vista del cavallo. Grazie alla superba maestria con cui riesce a penetrare nelle opere e alla scioltezza avvolgente della sua prosa, Vittorio Sgarbi pubblica un nuovo libro che rivela un’inedita chiave interpretativa dell’intero iter biografico e artistico del Caravaggio. Le vicende e i personaggi ritratti in ogni sua opera, alla luce della profonda ricchezza descrittiva del critico, diventano quanto di più quotidiano e vicino a noi si possa immaginare. Il lettore entra nelle storie e si trova prigioniero all’interno di un’atmosfera coinvolgente, in cui la schietta resa delle linee fisiognomiche e degli accadimenti danno luce a un ritratto straordinariamente vivido e realistico di un mondo che non appartiene solo all’epoca in cui visse il Caravaggio.