Preraffaelliti. Rinascimento Moderno. Museo Civico San Domenico, Forlì

Preraffaelliti. Rinascimento Moderno. Museo Civico San Domenico, Forlì

Fino al 30 giugno 2024  

DONNE, BELLEZZA, CAVALLERIA: UNA FIABA IN FONDO RIVOLUZIONARIA

Preraffaelliti: donne trasparenti, chiome sparse o fluttuanti, grazia, natura, foglie, sogni, corpi eterei intrisi di poesia. Spesso li abbiamo ammirati, rincorsi da un museo all’altro, da una città all’altra. Ma ora a Forlì, con una mastodontica mostra (questa della grandiosità e forse di un costante gigantismo è una caratteristica), abbiamo non solo l’occasione di ritrovarli e avvicinarli ma, soprattutto, di affondare nelle origini e nelle motivazioni di questo che non può definirsi un semplice movimento artistico-cuturale. Fu un gruppo di giovani inglesi che, a metà Ottocento, soffocati dalle ferree regole della Royal Accademy (siamo nell’Inghilterra vittoriana che si apprestava a diventare un vasto impero coloniale ed era già in fase industriale), decisero di sferzare verso il mito, la leggenda, fino a blandire lo stesso Dante Alighieri. E certamente Raffaello, così come tutto il Rinascimento italiano, furono determinanti, ma non solo. Parrebbe un ritorno all’antico, con re Artù, e ancora figure femminili: Pia de’ Tolomei, Beatrice, Padora, Elena di Troia. Ma anche tragiche eroine di amori travagliati, che poi i singoli pittori cercano di trasformare in angeli; come poetessa Elisabeth Siddal, moglie e modella di Dante Gabriel Rossetti; come Ofelia, poetessa e pittrice, annegata per John Everett Milais, ma forse uccisa troppo presto dal laudano. Rilevante in mostra la figura di Jane Burden che fece la fortuna del marito William Morris; fino al mirabile incanto di Proserpina, ad opera di Rossetti. Esposti, con un raccolto ed adeguato percorso, anche quei maestri italiani che influenzarono e condizionarono il Preraffaelliti: Bellini, Botticelli, Lippi, Mantegna. Uno spazio a parte anche per Jonh Ruskin, che sostenne la causa degli amici pittori inglesi, allargando il clima comune. Questa sorta di avanguardia vittoriana si estese anche alle arti applicate: una sorta di rilancio e rivalutazione dell’artigianato e della manualità, contro il lavoro industriale impersonale e freddo. Questi giovani, diventati gruppo eterogeneo tra i diciotto e i venticinque anni, su tematiche generali come il suffragio e lo scrutinio segreto per gli elettori, fino a proporre una carta del popolo (1848), riuscirono comunque nella loro battaglia, influenzando e cambiando la storia dell’arte sia inglese che italiana. Gli anni comunque andavano veloci e altri modi, altre parassi, altre arti emersero dopo i Preraffaelliti: dalla fotografia all’Impressionismo. Ma affascinante e incancellabile resta il sogno utopico dei Preraffaelliti.

Info: la mostra

 

Didascalia dell’immagine in alto: Edward Burne Jones, Arazzi del Santo Graal-L’Armamento dei Cavalieri, 1890-99


Dante Gabriel Rossetti, La vedova romana, 1874


John Everett Millais, Ofelia, 1894


Dante Gabriel Rossetti, Aurelia l’amante di Fazio, 1916


John William Waterhouse, La Dama di Shalott, 1894


Edward Burne Jones, Musica, 1877