07 Lug Paolo Icaro
Ancona, Pinacoteca Comunale Francesco Podesti
21 marzo – 26 aprile 2009
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In un corto circuito temporale in cui l’antico ed il moderno
vengono delicatamente invitati a convivere
i disegni inediti e la leggerezza e la tensione delle stele
Artista fuori dagli schemi e dalle convenzioni delle diverse correnti artistiche Paolo Icaro può essere considerato uno dei protagonisti più interessanti della recente contemporaneità.
Difficilmente inscrivibile all’interno di uno dei numerosi -ismi che costellano la Storia dell’Arte del secondo Novecento, Icaro costruisce una ricerca propria e personale caratterizzata da un profondo rigore teorico e formale, che si manifesta nel disegno, nella performance e soprattutto nella scultura e nelle installazioni.
Misura e trasformazione sembrano essere i cardini attorno a cui ruota una poetica che sviluppa alcuni temi cari al grande pensiero filosofico del secolo appena concluso. Una poetica che rimette l’uomo e la sua attitudine di faber, di trasformatore, al centro dell’universo.
Il gesso, le pietre, il metallo, elementi naturali e primordiali, vengono trasformati dall’operare dell’artista e nel prendere forme nuove mutano il proprio valore semantico. Ma la ricerca di Icaro va oltre, coinvolgendo attraverso le sue presenze, l’assenza dello spazio circostante. I materiali si fondono e diventano oggetti che nell’installazione complessiva mutano il valore ed il senso del luogo che li ospita, che soggiace alle regole imposte dall’opera, al pensiero forte e dominante dell’artista.
In questa occasione Paolo Icaro propone due interventi al piano nobile della Pinacoteca Francesco Podesti di Ancona, nella Sala del Cinquecento veneziano che ospita alcuni capolavori di grandi Maestri dell’arte italiana. Un cortocircuito temporale in cui l’antico ed il moderno vegono delicatamente invitati a convivere.
Il piano terra della Pinacoteca ospiterà invece una raccolta di disegni, alcuni dei quali proposti per la prima volta in Italia, altri assolutamente inediti. Una selezione operata privilegiando un percorso estetico in cui vengono alla luce le caratteristiche salienti che nel corso degli anni hanno caratterizzato la poetica di questo Maestro dell’Arte Italiana. Un percorso che dalle meditazioni sul segno ci porta al rigore concettuale delle Mappe del 1978 o degli Scomposti del 1986, ed ai disegni graffiti (Pulp Drawing, 1964) dove disegno e scultura sembrano quasi fondersi. Un’esperienza che ci porta fuori dalla bidimensionalità classica della grafica introducendoci in un luogo dove il disegno invade la terza dimensione, quella della scultura per arrivare alla quarta: il tempo.
A cura di Gabriella Papini e Stefano Verri, con la collaborazione di Massimo di Matteo. Con il patrocinio della Provincia di Ancona – Assessorato alla Cultura e del Comune di Ancona.