03 Mag Loreno Sguanci
La “Phalaina”, non è solo una farfalla…
Con il suo rosso intenso ma morbido, che abbraccia ed illumina il buio e l’assenza dell’antracite, può essere anche un volo verso quell’ integrazione e quell’incontro indispensabili per fare delle città dei luoghi di cultura.
Chi passa a Pesaro per il nuovo svincolo viario di Santa Maria delle Fabbrecce vede una presenza, colorata, forte e leggera “La Phalaina”, del maestro Loreno Sguanci: è il segno dello sviluppo di una città che, estendendo i suoi confini, trasforma, di volta in volta, la periferia in nuovo centro. Una imponente scultura in metallo (alta 3 metri per uno spazio in orizzontale di circa 7 metri), in un ferro smaltato rosso minio (quello che si da a pennello sul metallo per mantenerlo e non farlo arrugginire) e antracite scuro. Un contrasto di forma e colore che conferisce un accentuato ma non violento dinamismo ad uno spazio di per sé immobile e statico, come uno svincolo stradale, seppure ad intenso traffico. “La Phalaina” non è solo una farfalla notturna, ma come ricorda il greco antico, è anche un bagliore, un baleno che dilata e muta lo spazio urbano e lo rende vivo, denso, abitato dall’emozione. Il tema della città, dell’arte dentro la città e vicina alla gente e quindi compresa e condivisa ( ma perché non anche amata ed agita), è un tema caro a Loreno Sguanci, un tema che ha caratterizzato fortemente tutto il suo percorso e la sua vicenda artistica. E per ricordarlo, tra i tanti carteggi, telefonate, materiali da pubblicare ho scelto quello che insieme, avevamo scritto su questo suo lavoro. In questa farfalla urbana, c’è molto di lui: una lievità assoluta, una smaterializzazione quasi assoluta, una spiritualità massicciamente evidente. Ed ancora il racconto semplice.
“Nei decenni scorsi- dice Sguanci, l’arte era tutta dentro le gallerie. Non si parlava di arte pubblica, di uso e fruizione pubblica dell’arte. Solo negli anni Settanta alcuni come me Nicola Carrino, Mauro Staccioli, Giò Pomodoro ed altri hanno iniziato a sentire la necessità di evolvere in questo senso. Non avevamo formato un gruppo, un movimento. Ci siamo mossi a livello individuale, sentendo però forte questa necessità”. E spiega ancora come dialogare con il tessuto urbano e con la realtà quotidiana, fino a diventarne parte, fosse un bisogno primario. Questi artisti, ma anche altri di quel fecondo periodo hanno sviluppato una ricerca, che si è poi risolta in importanti e rilevantissime opere d’arte. Il loro lavoro è stato ed è un serrato dialogo ed un confronto costante con lo spazio urbano e con l’architettura delle città. La loro offerta quotidiana di bellezza e di ricchezza sentimentale non ha finalità antagoniste; obbliga però chiunque, almeno per pochi attimi, a vivere il bagliore e a cogliere il baleno dell’arte. La “Phalaina” di Loreno Sguanci, con il suo rosso intenso ma morbido, che abbraccia ed illumina il buio e l’assenza dell’antracite, può essere anche un volo verso quell’integrazione e quell’incontro indispensabili per fare delle città dei luoghi di cultura.
Pesaro, 31 ottobre 2006
Gabriella Papini
Loreno Sguanci, La Phalaina
Nella foto in alto Loreno Sguanci tra Andrea Carloni e Francesca Alfonsi durante la cerimonia del Premio Zamenhof 2006. L’artista realizzò per l’occasione la scultura Fiore del Sogno