17 Apr Liberty, uno stile per l’Italia moderna
Musei San Domenico, Forlì
Fino al 15 giugno 2014
A Forlì una mostra originale, intessuta di incontri e relazioni inattese, per raccontare in maniera avvincente l’idea di un’arte totale che ha trionfato in quella stagione dell’ottimismo e di incondizionata fiducia nel progresso e che va sotto il nome universale di Belle Époque.
Si tratta dell’ultimo stile unificato, adottato in architettura, in pittura e scultura, ma anche nella moda e nelle arti decorative, in letteratura, musica e teatro, e come il Barocco, linguaggio universale: il Liberty.
A raccontarlo sono opere provenienti da prestigiose raccolte pubbliche e private, dagli abiti di Eleonora Duse alle maioliche di Chini ai capolavori di Segantini, Previati, Nomellini, Sartorio, Klimt, Klinger, affiancati in alcuni casi a capolavori dei maestri della Rinascenza come Botticelli o Michelangelo. Il filo rosso che lega l’intera esposizione è la linea sinuosa e fluttuante che caratterizza, al femminile, lo stile Liberty. Protagonista indiscussa è quindi la donna, figura ad un tempo fragile, superba e carnale, immagine del piacere e della libertà.
La linea sembra imitare la grazia di uno stelo che si piega, un ramo gentile, flessuoso, si ripete nei ritratti di donna come nelle decorazioni delle maioliche, nei motivi floreali dei grandi pannelli, nelle decorazioni degli abiti. Le suggestioni di questo stile partono dal basso, dalle arti decorative, per poi imporsi nei nuovi linguaggi espressivi, a partire dal Simbolismo, nei capolavori di Klimt o Segantini. E’ quasi un richiamo potente della natura, quella linea flessuosa in un periodo in cui la società industriale comincia a diventare preminente. E la ricca borghesia che la rappresenta ama farsi ritrarre immersa in quelle suggestioni floreali, che trasformano in una specie di sogno la vita quotidiana. Una grande illusione, perché in quegli anni erano già ben visibili e attive le cause che scatenarono la prima guerra mondiale. Il Liberty quindi espresse soprattutto “‘una modernità onirica e felice che in tutta Europa si svegliò bruscamente sull’orlo del baratro del dramma bellico”.
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