16 Dic Le ragioni dell’amore di Carlo Cecchi alla Puccini di Ancona
Luce e vita: tutto diviene donna
Fino al 30 dicembre 2016
La ragione dell’amore si staglia su un cielo grigio, autunnale, dai riflessi di perla. In una macchia nera si delinea delicato, in tratti sottili e affusolati, un chiaro pensiero a Modigliani. Un embrione di luce la indica come origine della vita, primitiva provenienza dell’esistenza umana. Accanto a lei tutto diviene donna: la meteorite si fa utero dal colore blu lapislazzulo, come il cielo dal quale proviene. La meteorite tesse un filo invisibile tra la terra e il cielo pieno di stelle, lo stesso che fa venire la voglia ad Osvaldo Licini di affacciarsi dalla sua finestra marchigiana per contemplare il blu profondo della notte decorata dalle luci delle costellazioni, piccole bussole dei viaggiatori antichi ed eterno luogo dei desideri di chi è alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Quelle stesse stelle che guidarono Giacomo Casanova, instancabile viaggiatore, verso la nostra Ancona, costretto all’isolamento all’interno del Lazzaretto dove trovò l’amore sensuale e profano di una schiava greca ad allietare le sue giornate in quell’isola artificiale, racchiuso nel limbo dell’incertezza del migrante che ha conquistato la terraferma dopo la faticosa traversata. Quel viaggio attraverso i mari all’inseguimento della speranza, con gli occhi rivolti al cielo ma i corpi gettati in mare, dove oggi la gomma dei barconi carichi di cuori grandi e piccoli si sfalda troppo spesso sciogliendosi nell’acqua salata insieme ai sogni, e sprofonda nel blu dove si specchia la vastità ell’universo. Nel frattempo, dall’altra parte della riva, i bambini giocano. Fanno finta di navigare attraverso gli oceani, con le loro piccole imbarcazioni di plastica lucente, e non sanno che al di là del mare altri bambini solcano le onde sopra la gomma che si sgonfia esasperata, come i loro giochi che si bucano sui sassi della battigia, annullandosi insieme alla vacuità di chi viaggia guidato dalla luna, dalla lusinga di un amore sensuale, di un sogno che, testimoni il cielo e le stelle, non vivranno mai. Il trolley perde stelle e ci riporta alla terra, in quanto simbolo contemporaneo del dinamismo della vita moderna, del movimento che caratterizza sempre di più le nostre vite e il nostro cammino e dietro al quale lasciamo sempre qualcosa. Carlo Cecchi ci rende partecipi di una considerazione nel senso vero, etimologico del termine di origine latina: sidus -ĕris “stella”, col prefisso con-, “osservare gli astri”. Una riflessione sulla vita, e sul senso che attribuiamo ad essa, sul viaggio inteso come moto a luogo non solo fisico, ma anche spirituale e morale, sullo sfondo della superficie lunare, rassicurante presenza dei desideri. (dalla nota di Giulia Naspi)
Una mostra originale e fortemente al femminile. La terra generatrice che puo’ veicolare l’umanità verso percorsi d’amore e di ritrovata tranquillità. Galleggiamo in un universo astrale denso di nubi, misteri ed incognite, ma è pur necessario prendersene cura, cercare di navigare con la storica saggezza delle donne. Così come la palla di Pomodoro svetta in tanti luoghi del mondo, la meteorite di Cecchi tesse un filo invisibile tra la terra e il cielo illuminandoci con silenziosi bagliori. Grandi meriti alla Galleria Puccini di Ancona per scelte sempre culturalmente piacevoli. Obiettivo non facile da raggiungere. Fino al 30 dicembre. Poi entriamo nel 2017. Astralmente sereno?
Info: Galleria Puccini