05 Giu La devota bellezza. Il Sassoferrato con i disegni delle Collezioni Reali Inglesi
Palazzo degli Scalzi, Sassoferrato (An)
Prorogata al 7 gennaio 2018
Per molti di noi la “DEVOTA BELLEZZA” è quella tenera ed affettuosa Madonnina che abbiamo ricevuto in dono per la prima comunione: una medaglietta, una cornicetta da appendere, un santino di carta patinata da conservare. Anni lontani ma non troppo. Fino agli anni Settanta, più o meno.
Immagini calde, intense ma limpide, occhi materni e protettivi da sotto un manto azzurro o bianco. Ma Giovan Battista Salvi, detto il Sassoferrato, città delle Marche dove nacque, artista eccelso quanto semplice e popolare fu molto di più.
Inquadrarlo non è facile, a meno che non si faccia riferimento alle sue presunte copiature, manipolazioni, decantazioni di altri pittori in genere classificati come più “grandi”; Salvi ha riflettuto questo sì, ma non si è riflesso in Raffaello e Guido Reni. Distante dal barocco ma non crudamente realista, il Sassoferrato percorre il XVII secolo con una spiritualità tutta fisica e distaccata, trincerata dentro una ideale e classica bellezza, una devota bellezza appunto. Nelle sue Marche e nella sua città 60 opere e 21 disegni (provenienti dalla Collezione Reale Britannica) mai esposti prima in Italia, tracceranno un itinerario artistico lungo e densamente abitato. Si pensi che nei vari musei del mondo sono custodite più di 300 sue opere.
A Palazzo degli Scalzi, dal 17 giugno al 5 novembre, anche grazie a Francois Macé de Lepinay, che da vari decenni indaga la produzione pittorica del Salvi, una sezione della mostra consente di ammirare i fogli conservati presso la Royal Library del Castello di Windsor, affiancati da alcune tele. Nella seconda sezione le opere del Salvi conservate nelle Marche, insieme ad alcune delle sue più impegnative realizzazioni romane, legate alla committenza di casa Aldobrandini. Appartato rispetto alle correnti più conosciute dell’arte romana del Seicento, ma non sconosciuto fra gli intenditori d’arte dell’Urbe, Salvi cominciò ad avere un più diffuso successo alle soglie del Neoclassicismo. Tre pontefici, Clemente XIV, Pio VII e Pio IX, a cavallo fra XVIII e XIX secolo, vollero valorizzare la “Devota Bellezza” delle sue raffinate Vergini.
Info: La Devota Bellezza
Federico Zeri a Sassoferrato 1990-
Dal 29 giugno al 14 ottobre del 1990 la grande indimenticata mostra titolata GIOVANNI BATTISTA SALVI: “IL SASSOFERRATO”, in occasione del III centenario della morte. Comitato Celebrazioni: Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici delle Marche, Francois Macé de Lépinay, Pietro Zampetti, Silvia Cuppini, con l’attenzione assidua e l’ammirazione di Federico Zeri che nella foto appare all’estrema destra, insieme a Gabriella Papini e a Marino Ruzziconi, Segretario Comune di Sassoferrato vero ed infaticabile coordinatore della mostra. Non mancò neppure Pierre Rosenberg, direttore del Louvre, unito al Sassoferrato e alle Marche da un intenso e perdurante amore.
La devota bellezza. Sassoferrato 2017
Madonna del Divino Amore
Madonna con Bambino e San Giovannino
La Madonna orante
Elia e l’Angelo