13 Mar Giuliano Vangi, 93 anni, era un uomo mite
Abbiamo tutti perso un amico. Così come hanno detto sia Aldo Grassini, presidente del Museo tattile statale Omero di Ancona, che Emanuela Sforza, fotografa d’arte e teatro, Giuliano Vangi era un vero amico. Non posso non dirlo anche io e non posso non dirmi molto colpita, insieme alla nostra redazione. Ci sono persone storicizzate che fanno parte della tua vita da sempre e a cui pensi come a figure eterne; persone che credi non se ne andranno mai. E così infatti è, se ti restano accanto sempre e se continui ad ascoltare la loro voce, le parole, i tenui sorrisi. Come dice Grassini, Vangi era un mite, pronto alla condivisione, e tuttavia un artista forte che è riuscito a rappresentare persino la crudeltà umana con straordinaria efficacia. Ci ha lasciato la sua energia, la sua vitalità, la sua voglia di fare e di progettare, un calore e una generosità infinite. Emanuela Sforza, che spesso lo ha fotografato, ricorda la sua disponibilità, simpatia, gentilezza ed una raffinatezza ed eleganza uniche. I ritratti della Sforza con Vangi al lavoro hanno poi fatto parte di importanti esposizioni internazionali. Aveva una fisicità marcata ed imponente, ma aggraziata allo stesso tempo. Ti avvicinavi a lui certa di essere accolta, ascoltata, considerata. Molto del maschile che amo e che amiamo era raccolto in lui. Scusatemi, ma non credo di eccedere. L’affetto è un fatto spontaneo e naturale, istintivo, come era, anzi come è lui. Voglio comunque indicare le opere di Vangi che sono ad Ancona: “donna nel tubo” e “lui e lei” presso il Museo Omero e un prezioso bassorilievo (realizzato con l’amico toscano-pesarese Loreno Sguanci in età giovanile) per la facciata del Palazzo della Dogana – Portella Santa Maria-Capitaneria di Porto. Ci lascia quindi concretamente tanto… come era solito fare!!!!!
(GAP – immagini E. Sforza)