13 Mar Dal Futurismo all’Informale, capolavori nascosti nelle collezioni del Mart. Mole Vanvitelliana, Sala delle Polveri, Ancona
Fino al 1° aprile 2024 – Prorogata al 2 giugno 2024
Nella sala delle Polveri alla Mole Vanvitelliana di Ancona, da non perdere (il tempo stringe perché arriva fino al 1° aprile) la mostra “Dal Futurismo all’Informale, capolavori nascosti nelle collezioni del Mart” di Rovereto, da un’idea di Vittorio Sbarbi, e per la cura di Alessandra Tiddia. Incautamente, seppure elegantemente abbinata , ad una seconda esposizione nella vicina sala Vanvitelli per una selezione di opere provenienti dalla Pinacoteca civica di Ancona, Francesco Podesti, attualmente in restyling e rilancio. Non un compendio o una succursale del MART, ma una vera e propria nuova esposizione di una raffinata e calcolata completezza sulle correnti artistiche presenti. Dal Futurismo, al Realismo del Secondo Dopoguerra, all’Astrattismo e l’Informale. Opere che narrano con freschezza e forza storica la sperimentazione, la creatività e l’ideazione di questi innovativi linguaggi. Opere davvero imperdibili, particolarmente suggestive, qui tra le antiche mura della Mole e il mare che la circonda. Freschezza, bellezza, dinamismo storico-culturale raro! Opere come Rissa rustica (1936), Gallo (1937-1938 ca) e Il legnaiolo (19326-1931) di Fortunato Depero in dialogo con i Pappagalli (1929) di Giacomo Balla trasmettono l’urgenza universalistica del Futurismo. Non da meno i lavori di Gino Severini, Tullio Crali e Mino Delle Site, maestri della cosiddetta “Aeropittura”, trasmettono una loro vertiginosa visione del paesaggio. L’esperienza del volo permette a questi artisti di sperimentare una visione inedita e vertiginosa dello spazio. A partire dal primo dopoguerra rivediamo ammirati, e sempre stupefatti per la loro contemporaneità, Massimo Campigli, Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi: forse alla ricerca di tranquillità e, non osiamo dirlo, di un po’ di pace. Declinando il dettato di “ritorno all’ordine” trovano nel dialogo con l’arte antica motivi per un ritorno alla figurazione. Esponente di spicco degli anni Trenta come teorico dell’Astrattismo è Carlo Belli con la sua astrazione di tipo geometrico con giochi di equilibrio, armonia, modularità. Con il secondo dopoguerra e le correnti del Realismo e Astrattismo che si fronteggiano, troviamo Renato Guttuso che sceglie un linguaggio artistico più popolare e comprensibile, come la figurazione ed Emilio Vedova che muove verso una pittura astratta di carattere gestuale. Nel 1950 anche Giuseppe Capogrossi si converte all’arte astratta in parallelo alla ricerca di artisti più giovani come Carla Accardi e Gastone Novelli, accomunati dalla ricerca sul segno. Il racconto, splendido e quasi esaustivo, incanta e seduce. Ma citiamo solo 3 artisti: Alberto Burri, Antoni Tàpies e Lucio Fontana. In particolare quest’ultimo chiude il percorso espositivo con opere come Sacco combustione (1952-1958) e Bianco Plastica BL1 (1964), che delegano alla materia il significato intrinseco dell’arte. Attraverso l’azione sovversiva di buchi e tagli, si precipita nell’attualità!
Info: Ankonline
Didascalia dell’immagine in alto: Giacomo Balla, Pappagalli, 1929
Alberto-Burri, Sacco combustione, 1952-1958
Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1968
Carla Accardi, Integrazione, 1957
Giorgio de Chirico, Figura di Giove con oggetti metafisici, 1969
Locandina