02 Dic DA VICINO DA LONTANO. Ancona, Galleria Papini, Via Bernabei 39
Fino al 19 febbraio 2023
QUANTO PESA UNA FARFALLA? RIESCE A PIEGARE UN FIORE?
Avete mai immaginato quanto pesa un farfalla? Se riesce a piegare un fiore? Se la sua elegantissima e tenerissima struttura, pesantemente fragile, può inclinare al suo volere lo stelo di una pianta di lavanda con la sua spighetta azzurra? Parrebbe impossibile. Ma accade che la farfalla vi allarghi e vi poggi le sue ali nere e gialle, con la macchia rossa dell’ampio dispiegamento iniziale, prolungando questo attimo di sublime bellezza dimostrando la supremazia dell’impalpabile rispetto alla rigidità del verde; un verde che resiste e si fa toccare e si fa cogliere. Mentre lei, appena la sfiori si dissolve, si dipana, si trasforma in granelli polverosi di colori e, dopo aver svelato la sua intimità, vola via e ti lascia. Questo pensi quando guardi uno degli scatti di Silvia Breschi, esposti nella bella mostra DA VICINO DA LONTANO, in corso alla Galleria Papini. Sei sono i protagonisti, alcuni già piuttosto noti e seguiti, ma tutti questa volta impegnati a svelare l’ambito temporale-spaziale della natura: Matteo Beducci, Rosella Centanni, Gabriele Paolucci, Edoardo Pisani, Tiziana Torcoletti e, appunto, Silvia Bruschi. Se è vero che la fotografia cattura l’attimo che precede l’azione che viene ritratta, come dimostra il titolo, qui i sei autori decidono due strade: di trascinarti dentro la scenografica storia, oppure di allontanarti. Così accade con 3 fotogrammi (quasi un trailer) di Tiziana Torcoletti, dove figure umane appannate e avvolte nella nebbia percorrono un lungomare immaginifico. La voce narrante è una comune panchina in legno, quasi sorretta (o solo accostata) da una pila di materiali edili dimenticati, forse gesso o cemento, che segue e poi abbandona i profili di misteriosi passanti che diventano ombre lontane fino a sparire. Mentre il paesaggio urbano di Rosella Centanni è invece assai evidente e prossimo. La Centanni, (già nota per ardite sperimentazioni tecniche) questa volta è quasi tradizionale, almeno nelle intenzioni. La sua città fotografata al crepuscolo, quando solo alcune case ricevono la luce dorata diventando multicolori, e qualche palazzo più invadente prende il sole lasciando gli altri in ombra, sembra precipitarti addosso: indovini forme e altezze, intuisci gli abitanti, le auto, i rumori e la vita. La volumetria si esprime con la luce, forme, zone abbandonate escono tridimensionalmente in un modernissimo stile 3D. Non uno skyline alla moda, ma un reportage realistico e magico dello spazio che va dal Cardeto al Guasco, i due colli di Ancona che affacciano sul porto. Tutte le immagini fotografiche in mostra sono coinvolgenti e personalizzabili perché come noto, abbiamo tutti un sedimentato personale, un sistema evocativo che bussa al sentimento profondo. La Galleria Papini, collocata nel centro romantico della città, in parte invaso dalle inevitabili giovanili movide (ma anche queste forse utili) ha già allestito interessanti mostre fotografiche e questa, nella sua integrità, non ideologica né forzatamente identitaria, ha raccolto molto pubblico generalista; cosa positivissima in un momento in cui tutti sono o vogliono essere esperti. Ho tralasciato Beducci, Paolucci e Pisani, ma mi riprometto di farlo in breve tempo. (GAP)
Info: Galleria Papini
Didascalia dell’immagine in alto: scatto di Silvia Breschi
Scatto di Rosella Centanni
Scatto di Tiziana Torcoletti
Scatto di Edoardo Pisani
Scatto di Gabriele Paolucci
Scatto di Matteo Beducci