05 Lug CIMAROSA: IL MATRIMONIO SEGRETO. PERFETTO, GAIO,TAGLIENTE, PROFUMATO. Teatro delle Muse, Ancona
14 e 16 ottobre 2022
Interviste a Stefania Cempini e Lucio Diana
Fondamentali costumi e scene affidati a Stefania Cempini e Lucio Diana, che dialogano con noi. Ma è evidente e marcata la regia di Marco Baliani, che non smentisce mai di firmare i suoi lavori, così come rilevante la direzione dell’Orchestra Sinfonica Gioacchino Rossini, affidata al venticinquenne Maestro Diego Ceretta. Un cast di interpreti tutti giovanissimi, ma già apprezzati, che aumentano l’effervescenza, il meccanismo sottile che non riesce a nascondere il complicato ma divertente gioco erotico. Due giovani vogliono sposarsi, ma questo amore è contrastato dal padre di lei che vuole accasarsi con nobiltà e ricchezza. E la musica veramente bella di Domenico Cimarosa sottolinea eventi, sentimenti, colpi di scena, anche trovate humor! Del resto siamo a fine Settecento, quando dovrebbero cadere i pilastri su cui si basava la società del tempo.
Quindi a Stefania Cempini chiediamo di anticiparci qualche indicazione sui costumi che definiranno anche l’azione e i ritmi di tutta l’opera.
A che cosa si è ispirata?
Sono partita dalle donne inizio secolo della commedia degli equivoci di George Feydeau con un mix di romanticismo di fine ottocento preso da “Piccole Donne”.
C’è un’idea dominante? Più sollecitata dalla musica o dalla storia, dal libretto?
Per me è sempre la storia la prima cosa da prendere in considerazione.
Dicono che abbia fatto indossare ai protagonisti abiti ispirati al periodo dall’800 al ‘900. Cosa intende, forse un tempo indefinibile?
Dopo essermi confrontata con il regista ho cercato di non racchiudere i personaggi in un tempo definito dando così un’apertura temporale ad un testo che poteva essere comunque collocato anche in periodo più lontano rispetto alla sua stesura.
Quale personaggio l’ha impegnata di più e considera più riuscito?
Ogni costume è come un figlio, tutti sono impegnativi ed allo stesso tempo danno grandi soddisfazioni….. non si può chiedere ad una madre “a chi vuoi più bene ?”
Il termine costumista non è riduttivo? Si potrebbe dire realizzatrice di sogni e racconti musicali?
Trovo il termine “Costumista” lusinghiero, con il costume si da vita ad un personaggio con le sue certezze, le sue fragilità, le sue paure e la sua gioia.
A Lucio Diana, domande anche sul suo rapporto personale con Le Muse.
Lei ha lavorato molto con Marche Teatro, sia per la lirica che per la prosa. Anche la sua collaborazione con Baliani è consistente. Ciò significa che le Muse per lei non hanno segreti e che conosce di questo spazio anche quanto non è visibile al pubblico?
Ogni giorno scopro nuovi microspazi, ricoveri di oggetti di scena, costumi, porzioni di scenografie, il mio atteggiamento nei confronti dei luoghi è da sempre quello di curiosità, di stare con le antenne dritte, fotografare con gli occhi, appuntarmi cose, fare bozzetti, e tenere tutto questo in un sempre più grande magazzino mentale e cercare di sfruttare al massimo questi stimoli. Ogni luogo conserva sempre segreti, come un rabdomante sono sempre alla ricerca, alle Muse, ai magazzini di Marche Teatro, in Ancona e via via allargando come una pietra in acqua i cerchi di conoscenza.
Con Cimarosa, scena e le luci quanto hanno determinato tempi e ritmi, ma anche la dinamica e la gestualità degli interpreti?
Il Matrimonio Segreto si svolge in un interno, un grande salone, su di esso si aprono le “porte” delle varie stanze, sappiamo che ci sono, ma non le vediamo, i personaggi “sbucano” e si trovano in questa sorta di piazza, completamente a nudo, con Marco Baliani abbiamo lavorato proprio su questo, allo spettatore il compito di immaginare e stare al gioco..
Ci sono elementi particolarmente innovativi, comunque non tradizionali per opere di questo genere e di questa epoca, che lei ha introdotto e usato qui ad Ancona?
Prima di tutto la tecnologia oggi ci permette di evitare rischiosi incendi, abbiamo sostituito le candele con lampadine e via via con i Led, le atmosfere, i colori, le suggestioni hanno una rapidità non immaginabile nel Settecento. Si tratta di capire cosa si intende per “particolarmente innovativi”.
Il suo ruolo professionale diventa ogni anno sempre più importante. Ha una qualche validità l’osservazione critica che alcuni musicologi avanzano, cioè che una sovradosaggio ed un eccesso di scene e luci, tolgono attenzione, e quindi quel piacere assoluto, sempre bramato, che si chiedono alla musica e alle voci? Gli incantesimi che lei crea forse arginano l’incantesimo sublime della musica?
L’Opera non può prescindere dalla complessità e dal Teatro, non dimentichiamo che si rappresenta lo spettacolo in un palcoscenico, le indicazioni dei libretti sono chiare, un luogo, un momento della giornata, una stagione, un ambiente, un particolare momento della storia, ecc.
Se poi vogliamo avere il “piacere assoluto delle voci e della musica”, così “bramato”, forse è bene fare solamente il concerto, ma non sono certamente queste le intenzioni degli autori delle Opere che concepivano questi spettacoli nella loro globalità e stupore dell’allestimento, delle macchine sceniche, del gioco teatrale.
Infine non va sottaciuto l’impegno del direttore artistico dell’intera stagione lirica Vincenzo De Vivo che, in un felice e positivo tandem con Velia Papa, direttrice di Marche Teatro della Fondazione, sta aprendo le porte delle Muse al mondo della produzione con evidenti risultati di qualità, di pubblico, di duttilità e innovazione del cartellone. Il tempo corre veloce! Sono trascorsi 20 anni dalla riapertura e il ritorno del Teatro alla sua città, ma il vecchio amore, può ora certamente dirsi riacceso e la marcia è rumorosamente inarrestabile.
Info: Fondazione Muse
Foto di Danilo Antolini
La locandina
Stefania Cempini
Lucio Diana