05 Mag Biennale Arte Venezia 2015: All The World’s Futures
56. Esposizione Internazionale d’Arte
Da sabato 9 maggio a domenica 22 novembre 2015
Giardini della Biennale e Arsenale
A cura di Okwui Enwezor
La Mostra è affiancata da 89 Partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, 5 i paesi presenti per la prima volta: Grenada, Mauritius, Mongolia, Repubblica del Mozambico, Repubblica delle Seychelles.
Il Padiglione Italia in Arsenale, organizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane, è a cura di Vincenzo Trione.
La Mostra All the World’s Futures forma un unico percorso espositivo che si articola dal Padiglione Centrale (Giardini) all’Arsenale, includendo 136 artisti dei quali 89 presenti per la prima volta, provenienti da 53 paesi. 159 sono le nuove produzioni realizzate per questa edizione.
“La Biennale che compie 120 anni procede, e anno dopo anno continua a costruire anche la propria storia, che è fatta di molti ricordi, ma in particolare di un lungo susseguirsi di diversi punti di osservazione del fenomeno della creazione artistica nel contemporaneo”. Così Paolo Baratta, presidente della Biennale, introduce l’edizione di quest’anno, ricordando che “Bice Curiger ci portò il tema della percezione e Massimiliano Gioni fu interessato al fenomeno della creazione artistica dall’interno, alle forze interiori che spingono l’artista a creare”.
“Oggi il mondo ci appare attraversato da gravi fratture e lacerazioni, da forti asimmetrie e da incertezze sulle prospettive. Nonostante i colossali progressi nelle conoscenze e nelle tecnologie, viviamo una sorta di ‘age of anxiety’. E la Biennale torna a osservare il rapporto tra l’arte e lo sviluppo della realtà umana, sociale, politica, nell’incalzare delle forze e dei fenomeni esterni. Si vuole quindi indagare in che modo le tensioni del mondo esterno sollecitano le sensibilità, le energie vitali ed espressive degli artisti, i loro desideri, i moti dell’animo (il loro inner song). La Biennale ha chiamato Okwui Enwezor – spiega Baratta – anche per la sua particolare sensibilità a questi aspetti”. E Okwui convoca le arti e gli artisti da tutte le parti del mondo e da diverse discipline: un Parlamento delle Forme.
Una mostra globale dove possiamo ascoltare gli artisti provenienti da 53 paesi, e molti da varie aree geografiche, che ci ostiniamo a chiamare periferiche.
Info: Biennale Venezia