28 Set ARTEVAGANDO- IL PALIOTTO DELL’IMMACOLATA DI PALTRINIERI
Cattedrale di San Settimio, Jesi
LA SCAGLIOLA: UN’ARTE ANTICA MA VIVA
Sono sempre Loredana Cinti e Giancarlo Mandolini a condurci in spazi segreti dell’arte nelle Marche; non arte minore, ma certamente un segmento circoscritto a tempi, luoghi e a personaggi poco noti, ma che andrebbero riscoperti. Siamo quindi sempre nella rubrica ArteVagando dove una giornalista ed uno storico dell’arte (responsabile Beni Culturali dei Frati Minori della Provincia Picena San Giacomo della Marca) proseguono spostandosi ora nella massima espressione artigianale-creativa dell’arte della scagliola, antica ma viva tradizione culturale molto radicata nella regione marchigiana. Per questo siamo a Jesi, all’interno della cattedrale di San Settimio, patrono della città. Naturalmente artigianale non in senso riduttivo, ma derivante soprattutto dall’uso dei materiali e delle tecniche sopraffine e di grande scuola. Tralasciando la bellezza e la monumentalità della chiesa, ma anche alcune importanti opere qui custodite, passiamo subito, con l’audio intervista della Cinti a Mandolini, a narrare l’imponenza, la grazia, la leggiadra consistenza del paliotto policromo con fondo nero di Francesco Paltrinieri denominato PALIOTTO DELL’IMMACOLATA. Al centro dell’opera nell’ovale un volto di donna bellissimo che il Padre dall’alto, ma decisamente inclinato verso il basso, si sporge su di lei, senza sovrastarla. Una discesa terrena dell’Altissimo per incoronarla, quasi a farla protagonista del regno dei cieli. Ma sotto i piedi di Maria irrompono la luna e il serpente, nella eterna lotta tra il bene e il male. Lo scagliolista si sofferma sulla ferocia del rettile velenoso e ingannatore, creando così un racconto complesso ed articolato che il vasto fondale non riesce a mitigare. Profondo, acuto e raffinato il significato teologico. Va infatti considerato che il Paltrinieri realizzò il paliotto nel 1699 quando il dogma dell’Immacolata Concezione non era ancora stato proclamato. Allo stesso modo, e con lo stesso ammirato stupore, va ricordato che per la scuola francescana questa era già un certezza di fede e non solo religiosa acquisita. La proclamazione del dogma avvenne infatti nel 1854 da Pio IX. Il tono è già regale ed imponente. Sul fondo reticolati e intrecci di fiori come garofani e tulipani, ma anche più piccoli e teneri; frutta come pere e melograni. Un dialogo intenso e affascinante tra vita e morte.
FOTO IN ALTO: DALL’ARCHIVIO PERSONALE DI GIANCARLO MANDOLINI
Ascolta l’audiointervista di Loredana Cinti: