Arte e cibo. Oggetti, dipinti, design dai Piceni ai giorni nostri

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Arte e cibo. Oggetti, dipinti, design dai Piceni ai giorni nostri

arte-cibo civitanovaAuditorium di Sant’Agostino e Pinacoteca civica Marco Moretti, Civitanova Marche Alta (MC)

Fino al 2 novembre 2014

 

La mostra racconta il legame particolare che c’è stato e ci sarà tra Arte e cibo e ripercorre la fortuna della natura morta nell’arte italiana dal ‘600 al ‘900, soffermandosi soprattutto sugli autori legati al contesto marchigiano.

Cento le opere esposte tra dipinti, oggetti e manufatti in dialogo tra loro per svelare la simbiosi tra il Bello e il Buono guardando passato, presente e futuro. Dipinti di Levoli, Valentino, Munari Magini, de Chirico, de Pisis, Chini, Licini, Mattioli, Paolucci, Tulli, Crali, Broglio,Tozzi, Ciarrocchi, Monachesi accanto a manufatti che suggeriscono l’ambientazione caratteristica delle riunioni conviviali e dei banchetti approntati dal periodo Piceno ai nostri giorni. È possibile ammirare quindi una selezione di oggetti concessi in prestito dal Museo Nazionale Archeologico di Ancona, pezzi che richiamano le tavole principesche del Rinascimento e al fasto dei banchetti barocchi fanno riferimento le rare maioliche faentine di Calamelli e di Utili, le alzate traforate come merletti della manifattura di Castelli, i preziosi piatti turchini e oro appartenuti al cardinale Alessandro Farnese, le grazie fragili del Rococò rappresentate dalle raffinate porcellane della manifattura fondata a Doccia dal marchese Carlo Ginori nel 1735, per poi giungere agli elementi che completano la tavola del Novecento, ai prodotti del design industriale realizzati con nuovi materiali dalla ditta iGuzzini di Recanati, leader mondiale soprattutto per il design innovativo. Come scrive Marisa Vescovo in catalogo, con un intervento titolato La durata delle cose “vive”, sotto il guscio materiale di tele, tavole, materiali nuovi, immagini e colori, le cose dipinte nascondono precisi valori simbolici. I vegetali, la frutta, la cacciagione i pesci, le uova , sono tutte cose dipinte per la gioia e il godimento degli uomini. Esse ci appaiono ancora sospese tra la vita effimera, la loro consistente forma visibile, e l’evanescente prospettiva del loro prossimo consumarsi. Noi oggi contempliamo il dipinto nella sua vita rappresa, nel suo parlare muto, che tuttavia reclama il nostro coinvolgimento, raffigurando, simultaneamente, qualcosa di più e qualcosa di meno, rispetto alla realtà fisica, della sua salda consistenza. Partecipiamo così al comune destino di tutto ciò che nasce e muore. La pittura rende durevoli le cose, le fissa nel loro muto persistere. La provvisorietà viene riscattata, e il godimento—promesso dalla loro immediata consumazione in forma di cibo, o bevanda—diventa virtualmente infinito per lo sguardo di ogni futuro possibile fruitore. Nella rappresentazione pittorica (ma anche nella fotografia e nel cinema)le cose vengono trasportate in un altro spazio, sospese nel tempo e messe, per quanto è possibile, al riparo dall’oblio, dal decadimento, dalla morte. Acquistando impassibilità e immobilità nell’arte, staccandosi dal dominio del divenire in cui gli oggetti sono inevitabilmente destinati a scomparire, l’effimero tende, nella pittura, a farsi eterno. L’opera d’arte aiuta a sciogliere ancora meglio l’apparente contraddizione insita nell’espressione “vita delle cose”, perché la “vita” che si riferisce a ciò che nasce e nuore, permane nelle cose rappresentate immobili dallo stilleven. In questo caso volendo parlare di nature morte legate al cibo, le nostre percezioni sensoriali, intrecciandosi con i significati, disegnano i confini fluttuanti dell’ambiente in cui viviamo, ne precisano l’estensione e il sapore. I sensi non sono “finestre sul mondo”, specchi che registrano le cose in modo indifferente alla cultura e alla sensibilità, bensì filtri che trattengono nella loro rete solo ciò che si è imparato a mettervi, e ciò che si cerca di identificare mobilitando tutte le proprie risorse. La cucina è l’arte di predisporre i sapori per il piacere di coloro che mangiano, si nutrono, ed è una musica del gusto; è l’arte di comporre gli elementi per trarne sapori seduttivi in forme innumerevoli e sofisticate. Ma cosa fanno, o cosa non hanno fatto, gli artisti per raggiungere questi traguardi? Il gusto, come l’arte, è un prodotto della storia e dei territori, e in particolare il luogo in cui gli artisti si collocano nella trama simbolica della propria cultura. La mostra è a cura di Enrica Bruni e Stefano Papetti e rientra nelle iniziative del Futura Festival 2014.

Info: Arte e cibo

 

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Filippo De Pisis, Natura morta

 

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Cristoforo Munari, Natura morta

 

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Mario Tozzi, Natura morta