04 Apr Armando Testa. Ca’ Pesaro, Venezia
Fino al 15 settembre 2024
PUBBLICITÀ DI STORIE E SOGNI: QUINDI VERA ARTE
Dedicata ad Armando Testa una grande mostra a Venezia ripercorre non solo la carriera di pubblicitario ma anche quella, meno conosciuta, di un artista (1917-1992), che ha popolato il nostro immaginario quotidiano per quasi un secolo. Non teme la concorrenza della 60° Biennale il Museo Ca’ Pesaro, mentre ricostruisce il percorso di un protagonista della cultura visiva contemporanea e delle sue celebri icone entrate da tempo nella vita reale di molti. Dagli esordi presso la Scuola Tipografica Vigliardi Paravia a Torino al primo concorso, vinto da Armando Testa a vent’anni per ICI (Industria Colori Inchiostri) nel 1937. Seguiranno poi, negli anni 50, i progetti per aziende quali Martini & Rossi, Carpano, Borsalino e Pirelli: vere invenzioni con modalità e prassi fino ad allora sconosciute. Forse da questi anni si può iniziare a chiamare icone simboli, segni o immagini fissate per sempre nel tempo. Seguiranno infatti i loghi per Lavazza, Sasso, Carpano, Simmenthal e Lines. Da non dimenticare anche le Olimpiadi di Roma del 1960, di cui realizzò il manifesto ufficiale.
Televisione: traguardo e partenza verso il futuro- Animazioni e immagini; mai viste prima! Personaggi, suoni e gesti che sono rimasti nella storia della pubblicità e della cultura. Dal digestivo Antonetto (1960) alla sfera rossa sospesa sopra la mezza sfera del Punt e Mes, che in dialetto piemontese significa “un punto e mezzo” (1960). Da Caballero e Carmencita per il caffè Paulista di Lavazza (1965) agli immaginifici abitanti del pianeta Papalla per i televisori Philco (1966). Da Pippo, l’ippopotamo azzurro dei pannolini Lines (1966-1967), alle pubblicità per l’olio Sasso (1968) e per la birra Peroni (1968). Il tema del cibo, visto nelle sue declinazioni eclettiche e anche ironiche, resta in lui centrale; così come i temi sociali e la promozione culturale, come le campagne per Amnesty International, per il referendum sul divorzio, per la povertà e la fame nel mondo.
Armando Testa prosegue la sua ricerca sempre in una pluralità di ambiti. La figura umana, le geometrie, i pieni e i vuoti, il positivo e il negativo. Le mani e soprattutto le dita, primo organo di senso e di percezione del mondo, alfabeto con il quale interpretiamo il soggetto e lo spazio che ci circonda. Una lezione quella di Testa che ci lascia molto; dalle inedite intuizioni alla sua capacità di pittore, scultore, disegnatore per raggiungere una sintesi di emozionale bellezza raramente imitabile. Bravi, fedeli e felicemente didattici i curatori Gemma De Angelis Testa, Tim Marlow ed Elisabetta Barisoni.
Info: Ca’ Pesaro, Venezia
Didascalia dell’immagine in alto: Armando Testa, Ritratto con Matita
Armando Testa, Pippo, 1966-1993
Armando Testa, Caballero e Carmencita, 1965
Armando Testa, ritratto del 1987 con Poltrona Prosciutto
Armando Testa, Omaggio a Mondrian, 1967-1988
Armando Testa, Punt e Mes, 1960