07 Giu Run Giacomo Bufarini – Play. Pinacoteca Francesco Podesti, Ancona
Fino al 27 agosto 2023
GIOCARE CON IL BAMBINO INTERIORE
Ancora una volta la Galleria Papini sorprende e diverte. Sì perché play significa gioco e perché RUN, uno dei più importanti artisti della street art ormai affermato a livello internazionale, torna a casa regalandoci affetto, creatività ed anche intimità. Si perché in genere le opere di street art, spesso di gradi dimensioni e collocate in palazzoni di mega centri urbani, si mostra oggi con semplicità, colori e forme accattivanti, familiari, sorprendentemente giovanili. Sono occhi che guardano con il candore della prima infanzia, lo stesso RUN, Giacomo Bufarini, nato ad Ancona, ha abbandonato le sue opere monumentali per mostrarci quel lato teneramente oscuro e sorprendente che abita in ognuno di noi: lo sguardo del bambino che abbiamo a volte dimenticato lungo la strada. Ed allora, immergiamoci in questa arte fortemente sentimentale, (forse non più tanto street?) ricca di significati, simbolismi, rimandi all’attualità, senza però mai cedere alla dirompente spettacolarità di questa forma d’arte. Una mostra per giovani? Per tutti? Certamente per chi desidera ricomporre anche qualche paesaggio cittadino dorico fatto di mare e cieli e scorci casalinghi. RUN vive a Londra e le sue opere, per lo più monumentali, sono presenti in tantissimi Stati di tutti i continenti. Ma qui facciamo fatica a ricordarli tanto è coinvolgente il senso di piccola comunità locale magistralmente ritratta!! Da prendere in mostra anche l’originale catalogo, con interventi ”pimpanti” e calzanti per questo personaggio. Scrive Stefano Zuffi “(…) L’energia di RUN riempie ora le sale del museo, con la forza trascinante del colore e con l’essenzialità immediata delle forme, dei gesti, delle immagini. Street-artist di fama internazionale, anconetano d’origine e londinese d’azione, abituato a confrontarsi con grandi spazi aperti in svariati contesti urbani e ambientali di diversi continenti, RUN ha accettato la vera sfida di confrontarsi con gli spazi chiusi e densi di un museo, in un dialogo ravvicinato con il pubblico e con le altre opere del percorso, e per di più nella città di nascita, accettando per una volta la sfida di essere… profeta in patria! (…).
Sottolinea invece Michele Servadio (…) Nel progetto “Play”, le opere di Run entrano con rispetto, ma anche con la grande vitalità e l’effusiva forza espressiva che le contraddistinguono, creano continuità senza precedenti fra passato e presente. È a questo punto che l’artista decide di assumere il ruolo di narratore per raccontare quella che è la sua arte ed il suo modo di vedere il mondo; per farlo, sceglie di dare voce al suo “bambino interiore”, ovvero a quella parte spirituale legata in modo indissolubile al mondo dell’infanzia e del gioco e che, troppo spesso, vive celata e nascosta nella parte più profonda di ciascuno di noi. Nell’interiorità di Run questa voce è invece forte e dirompente, espressione della sua istintività e, proprio per questo, vero motore creativo della sua poetica; attraverso le tonalità colorate della sua voce interiore, l’artista accompagna lo spettatore nel suo personalissimo universo multiforme, nel quale vivono e convivono sfingi antropomorfe e misteriose figure primigenie che sembrano riemergere da un mare preistorico senza tempo. (…).
Info: la mostra
Immagini opere in mostra: