19 Apr LE VETRATE ISTORIATE DI PADRE MANTA AD OSIMO CON ARTEVAGANDO
IL VETRO PRENDE VITA ED ENERGIA DALLA LUCE, SEGUENDO LE ORE QUOTIDIANE
Infaticabile binomio quello Loredana Cinti e Giancarlo Mandolini, una giornalista e uno dei massimi esperti di arte nelle Marche, sempre attenti a recuperare ciò che di bello e pregevole, ma ancora poco conosciuto, si può trovare tra le verdi colline della regione. In particolare questa calda primavera ha spinto i due avventurieri a fare una seconda tappa ad Osimo, a Borgo di San Giacomo, appena fuori dell’abitato ad ovest della città, alla Chiesa parrocchiale di Santa Maria della Misericordia. Ancora vetro, ancora luce, ancora splendore e forte religiosità. E’ interessante conoscere una personalità come Padre Tarcisio Manta, al secolo Giovanni Rosario, che qui ha realizzato l’intero complesso delle famose ed uniche “vetrate istoriate”, sia per gran parte della struttura interna che esterna, collaborando con l’architetto fabrianese Alessandro Carancini, coinvolgendosi anche per la realizzazione degli altri arredi. Dopo gli studi teologici e l’ordinazione sacerdotale, è un francescano, Padre Manta frequenta, presso l’Accademia di Brera a Milano, la cattedra di pittura del maestro Domenico Cantatore (anni 1962-1968), di cui si avvertirà sempre una forte influenza. Le vetrate di Osimo vengono realizzate nel 1978, con un risultato sorprendente. Infatti l’incedere dei colori, il cromatismo ora accecante, ora rarefatto e diluito in una sorta di dolcezza, accompagna l’evoluzione strategica di un segno che si accosta a divisioni, segmenti, linee, fratture, ma anche riavvicinamenti. I movimenti circolari si apparentano ad intelaiature sinuose ed ammiccanti. E’ un design che affidandosi al vetro scoppia, abbaglia, acceca, rimanda forza e vivacità; senza nulla togliere alla sacralità e all’atmosfera spirituale che si respira. La tavolozza dei colori è acre e intensa: dall’azzurro al viola, fino al nero; raramente si sfocia nel giallo, celeste, marrone. Anche quello dei colori è in Manta un dramma esistenziale, che fatica reggere il peso della vita. Ma la gioia liberante dell’essenzialità e della povertà induce alla salvezza.
FOTO IN ALTO: DALL’ARCHIVIO PERSONALE DI GIANCARLO MANDOLINI
Ascolta l’audiointervista di Loredana Cinti: