Antonio Ligabue. L’uomo, l’artista. Reggia Reale, Monza

Antonio Ligabue. L’uomo, l’artista. Reggia Reale, Monza

Fino all’8 maggio 2022

LA TENERA FEROCIA DI PIANTE ED ANIMALI

Un’antologica imponente con più di 90 opere, tra dipinti, sculture, disegni e incisioni, dagli anni venti del secolo scorso fino al 1962 quando fermò la sua attività. Ligabue, nato a Zurigo nel 1899 e morto a Gualtieri (Reggio Emilia) nel 1965, conserva tutto il suo fascino tra l’arcano e il tragico, tra la ferocia e la tenerezza. Campagne, animali, alberi, persone. Qui a Monza si possono rivedere tutte, o quasi, le opere più importanti e significative, come: Caccia grossa (1929), Circo (1941-42 ca.), Tigre reale, opera realizzata nel 1941 durante il secondo ricovero dell’artista nell’Ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, Leopardo con serpente (1955-56), Testa di tigre (1957-58), Volpe con rapace (nibbio) 1959-60, Crocifissione (primi anni ’60). Inoltre gli autoritratti a partire da Autoritratto con cavalletto (1954-55), Autoritratto con mosche (1956-57), Autoritratto con spaventapasseri (1957-58), il dolente Autoritratto (1957). Una ricerca forsennata della propria identità e personalità vacillante tra follia, magia, mistero. Ma ci sono anche scene di vita agreste o i paesaggi padani, nei quali irrompono, come un flusso di coscienza, le raffigurazioni dei castelli, delle chiese, delle guglie e delle case con le bandiere al vento sui tetti ripidi della natia Svizzera, dov’era nato e dove aveva vissuto fino all’espulsione nel 1919 – la memoria della patria perduta. Tutto un rotolare, tutta una perdita la sua esistenza, fino all’incontro con Marino Mazzacurati, esponente della Scuola Romana, che capì il suo genio e trasformò “Toni” in un artista; lo ospitò a casa sua e gli insegnò i colori a olio. La sua vita cambiò e non dormì più nel fienile…. Restò sempre tuttavia un “diverso”; ma non faceva più paura, anche se la sua arte restò sempre abbinata alla sua “stranezza”. A volte le tragedie personali soffocano anche la dimensione artistica. Solo in questi ultimi decenni infatti l’arte eccelsa di Ligabue ha mitigato e ammorbidito la dimensione tragica e crudele che lo ha sempre accompagnato. Magari sarà stato anche un vero matto, ma soprattutto è stato ed è un genio.

Info:  Reggia Reale

Didascalia dell’immagine in alto: Antonio Ligabue, Ritorno dai campi con castello, 1955-1957


Antonio Ligabue, Autoritratto con cavalletto,1954-1955


Antonio Ligabue, Paesaggio Svizzero, 1957-1958


Antonio Ligabue, Testa di tigre, 1957-1958


Antonio Ligabue, Caccia grossa, 1929


Antonio Ligabue, Volpe in fuga con gallo in bocca, 1943-1944