Shit and Die. Cattelan, Ben Salah, Papini

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Shit and Die. Cattelan, Ben Salah, Papini

shit-and-diePalazzo Cavour, Torino

Fino all’11 gennaio 2015

 

La rassegna artistica Contemporary Art arrivata ormai all’ottava edizione, fa di Torino la città italiana più fertile nell’ambito delle arti contemporanee. Un ricco programma di eventi colora la stagione più grigia dell’anno, anche e soprattutto grazie ad Artissima, la fiera internazionale d’arte contemporanea più importante nel panorama italiano. Nell’ambito di Artissima e del progetto One Torino quest’anno è stata lanciata la mostra di cui più si è discusso nelle ultime settimane, SHIT AND DIE, curata da Maurizio Cattelan, Myriam Ben Salah (curatrice al Palais de Tokyo) e Marta Papini (curatrice indipendente).

La mostra, che ha luogo nel barocco palazzo del Conte di Cavour, si ispira principalmente alla città di Torino con lo scopo di farne un luogo all’avanguardia nella progettazione culturale e artistica.

Il percorso espositivo è diviso in 7 sezioni che prendono spunto ognuna da un oggetto specifico collegato alla storia della città; gli ambienti, un tempo abitati dall’ambigua figura del conte Camillo Benso, contribuiscono fortemente a creare un atmosfera intrisa di feticci, ossessioni e misteri. E’ proprio partendo da elementi della storia della città e da una figura così rappresentativa che si vuole però universalizzare il messaggio della mostra trasmettendo così una visione della condizione di degrado che avvolge il genere umano.

Meno pubblicizzata ma non per questo meno meritevole è la mostra organizzata dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in collaborazione con l’ICA di Londra, Beware Wet Paint. Accanto alle proposte interessanti del Museo d’arte contemporanea di Rivoli, la Fondazione Sandretto è l’altra realtà torinese che si occupa di arte contemporanea realizzando mostre dal valore internazionale; anche se un può fuori mano rispetto al centro della città merita di essere raggiunta se non altro per apprezzare l’ampiezza e l’eleganza degli ambienti espositivi.

La mostra, curata dal direttore dell’ICA Gregor Muir, è una collettiva di 11 artisti internazionali ( Korakrit Arunanondchai (Tailandia/USA, 1986) – Isabelle Cornaro(Francia, 1974) – Jeff Elrod (USA, 1966) – Nikolas Gambaroff (Germania/USA, 1979) – Nathan Hylden (USA, 1978) – Parker Ito (USA, 1986) – Oscar Murillo (Colombia/UK, 1986) – Diogo Pimentao(Portogallo/UK, 1973) – Pamela Rosenkranz (Svizzera, 1979) – Ned Vena (Usa, 1982) – Christopher Wool (USA; 1955). ) che vivono la pittura come una pratica multidisciplinare, avvicinando le pratiche artistiche concettuali alle tecnologie digitali ormai accessibili a tutti.

Il titolo della mostra è una frase che Marchel Duchamp era solito ripetere lentamente come per volere mettere in guardia lo spettatore di fronte ad una forma d’arte solo in apparenza tradizionale ( beware “fare attenzione” ).

Non mancano accanto alle mostre citate numerose proposte che variano dal teatro alla danza, alla musica, ad eventi d’arte; un programma dettagliato è scaricabile dal sito contemporarytorinopiemonte.

Francesca Piermattei